mostre

Teatro Tenda Raossi, 2 – 31 agosto 2016 orario 15.00-19.00, lunedì chiuso.

Inaugurazione domenica 14 agosto ore 17.30. Rinfresco offerto da Vivallis e Marzadro.

CONFINI E CONFLITTI: LA GUERRA E IL CONFINE DEL TAPPETO FIGURATO ORIENTALE a cura di Sergio Poggianella ed Elena Dai Prà. Attingendo alla collezione di duecento esemplari di tappeti figurati orientali, si è inteso allestire un percorso che fosse in grado di documentare le numerose varianti dei cosiddetti war rug, i tappeti di guerra afghani. Tra i loro soggetti, rappresentazioni geografiche del mondo e della regione afghana che vanno da veri e propri planisferi arricchiti dal catalogo delle bandiere degli Stati, alle carte politiche e tematiche, al paesaggio. Il confine è una convenzione che separa e divide, ma che allo stesso tempo istituisce appartenenza, che garantisce protezione; mentre la guerra, ogni guerra, profanando il confine, vìola le identità. «Confini e Conflitti. Visioni del potere nel tappeto figurato orientale» i confini vuole non profanarli ma attraversarli, varcarli per esplorare spazi e condividere culture.

IL CORPO DEL NEMICO. ESPOSIZIONE E RAPPRESENTAZIONE DAL BRIGANTAGGIO ALL’ISIS mostra documentaria prodotta da Tra le Rocce e il Cielo, a cura di Nicola Spagnolli Francesco Filippi. Tra il XIX e il XX secolo la fotografia ha raccontato molti eventi, anche di cruda violenza, ed è stata utilizzata come strumento di comunicazione politica e di arma di propaganda, influenzando anche la successiva memoria su quegli eventi. Partendo dalla vicenda di Cesare Battisti, di cui ricorrono i 100 anni della morte, si opera una riflessione sull’utilizzo del corpo del nemico per fini propagandistici e di comunicazione politica. A cosa serve esporre il nemico? E a cosa serve esporne lo spoglie? Che ruolo ha l’immagine fotografica? Un’immagine non è mai neutra ma è un racconto che viene preso in carico e proseguito a seconda del tipo di osservatore. L’immagine allora non è di per sé memoria, ma strumento narrativo che genera memoria.

LA GRANDE GUERRA DEL “CORRIERE DEI PICCOLI”, 1914-1919 mostra documentaria a cura di Nicola Spagnolli. La mostra, prodotta da Tra le Rocce e il Cielo, racconta e illustra la mobilitazione dell’infanzia nel primo conflitto mondiale attraverso le pagine del “Corriere dei Piccoli”, supplemento del “Corriere della Sera” pubblicato dal 1908 e dedicato ad un pubblico di bambini e ragazzi. Durante la prima Guerra Mondiale, il giornalino venne utilizzato come strumento per educare i giovani alla guerra e come arma di propaganda, anche in chiave irredentista, attraverso le rubriche, i racconti e, soprattutto, attraverso le sue celebri tavole illustrate.

INDAGINI ALPINE, mostra fotografica di Giulio Malfer. Il senso tragico del tramonto culturale che negli anni Settanta calava sulle Alpi riuscì a esprimerlo, più di tutti, Nuto Revelli. I giovani valligiani abbandonavano la vita dei padri credendo alla promessa di un futuro migliore in fabbrica. Nelle vallate si apriva la grande ferita dello spopolamento, e la natura non più amministrata assediava borghi abitati ormai solo da anziani. La montagna moriva in silenzio, eppure la patina delle riviste di turismo continuò ad alimentare lo stereotipo del felice mondo alpestre: l’ebbrezza dello sci, l’incanto dei ghiacciai, lo sforzo delle scalate. Oggi le cose però stanno cambiando. La spinta centrifuga dalle montagne s’è fermata e stiamo assistendo, qua e là, a un timido dietrofront. Una nuova vita senza stereotipi, concreta. Così come la si può leggere negli sguardi colti dal fotografo Giulio Malfer. A quasi quarant’anni dalle interviste registrate da Nuto Revelli, Malfer ritorna sugli stessi territori d’indagine etnografica usando la fedeltà, imparziale e icastica, della macchina fotografica, realizzando una serie di reportage foto-giornalistici, nel tentativo di ribaltare quello stereotipo che, da una prospettiva urbana, ancora avvolge in gran parte il mondo alpino.

NARR/AZIONI DIALOGICHE FOTOGRAFICHE: DA IDOMENI A RIACE. La civiltà mediterranea: re-innovare la cultura dell’asilo, dell’accoglienza e dell’integrazione. Autori: Maria Fiano Scrittrice – cineasta, Venezia; Federico Sutera Fotografo, Venezia. Ideate da Giorgio Conti.

LA CASSA RITROVATA. FOTO INEDITE DELLA VALLARSA DURANTE LA GRANDE GUERRA, a cura di Fausto Corsini. Aggirarsi per un mercatino; comprare una vecchia cassa con delle lastre fotografiche; scoprire, una volta a casa, paesaggi di una Valle sconosciuta, scene di vita militare e ritratti di austeri militari; essere presi dalla passione; ed iniziare a cercare, a capire, a viaggiare …

Fausto Corsini, fotografo, autore di numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali, ci porta con la sua macchina fotografica a fare un viaggio nel tempo e ripercorre oggi, gli stessi passi che il Capitano medico Agnoli, del Comando Tattico del Soglio dell’Incudine, fece nel 1917, scendendo dal Pasubio in Vallarsa.

LA POLENTA NEL GREMBIULE: i giorni successivi all’evacuazione della Vallarsa nel 1916. Mostra documentaria sull’organizzazione della vita dei profughi vallarsesi nel Comune di Legnago. A cura di Gregorio Pezzato, Gruppo Alpini Vallarsa.

Museo della Civiltà Contadina, Riva di Vallarsa, 9 – 31 agosto 2016, orario 9.00-12.00 15.30-19.00, lunedì chiuso.

Inaugurazione delle mostre giovedì 18 agosto, ore 16.00. Presenta Mario Cossali. Rinfresco offerto da Vivallis e Marzadro.

LA TESTA FRA LE NUVOLE, mostra fotograficasulle Piccole Dolomiti di Elisabetta Faccin. La scelta del bianco e nero nella fotografia della Faccin corrisponde all’astrazione. La materia di cui sono fatte le montagne, lo stesso ambiente in cui la Faccin fotografa sono estremamente materici e complessi nei loro meccanismi fin dalla loro nascita. Inaspettatamente però affrontare la montagna costringe a tornare all’essenziale, talvolta addirittura ad affrontare primitivi dilemmi per la sopravvivenza. In questo contesto l’interiorità finisce quasi sempre per scalzare la ragione. Così una fotografia nasce prima nell’animo, frutto di emozioni, e solo in un secondo momento il gesto meccanico dello scatto la fissa piegando le conoscenze tecniche ai fini della poetica dell’immagine. Il bianco e nero libera le immagini dal vincolo del colore, le lascia respirare, esalta forme e atmosfere sfruttando la semplicità degli opposti.

IL RISVEGLIO DELLA CIVILTA’.Il riscatto della Natura. Mostra di Alex Cattoi. L’artista propone una selezione di opere che raccontano l’evoluzione della sua personale ricerca espressiva e formale attraverso la trasformazione del contatto tra uomo e Natura, contatto sempre più intermittente a causa della nostra perdita di coscienza e della mancanza di rispetto per le nostre Origini, concetti che vanno recuperati come supposti cardine di tutte le civiltà. Ogni opera, dal bozzetto alla scultura ceramica fino alla sua valorizzazione fotografica, è quindi un omaggio alla Natura, uno spunto di riflessione sull’importanza di ristabilire la connessione con essa e con le leggi cosmiche che governano il Tutto per risvegliare la nostra Civiltà assopita.La nostalgia per il passato perduto si manifesta nelle patine superficiali che rivelano l’approfondimento e la rivisitazione di materiali e metodi tradizionali reimpiegati per esprimere il logorio della materia dato dal trascorrere del tempo. Ripercorrendo a ritroso le tracce di un’umanità travagliata, tipica delle terre di confine, l’artista plasma delle opere, ceramiche e/o fotografiche, nelle quali gli oggetti “tornano” dal passato per prendere nuova vita, rivestendosi di nuovi significati simbolici.

Teatro S. Anna, 19 e 20 agosto 2016.

AFGHANISTAN PER DOVE… Mostra fotografica di Carla Dazzi. Tante sono le storie viste e sentite durante i viaggi di Carla Dazzi nei campi profughi afghani, in Pakistan prima e in Afghanistan poi. Una voce le è rimasta nella mente e nel cuore: in un incontro a Farah, con un gruppo di maggiorenti locali, il capo villaggio nel congedarsi ha raccomandato: “parlate, parlate dell’Afghanistan,  perché solo così questo paese  continuerà a vivere”. La presente mostra vorrebbe rendere omaggio alla  parte di società civile afghana che purtroppo non ha voce nel nostro mondo. L’autrice vuole mettere in luce il coraggio e la determinazione delle attiviste nell’associazione  “Rawa”, che con instancabile dedizione e fiducia promuovono, a rischio della loro stessa vita, una battaglia politica per la difesa dei diritti delle donne e per la loro partecipazione  ad ogni sfera del vivere sociale in uno Stato laico e democratico, libero dall’integralismo religioso.

Mostra di Alex Cattoi

“IL RISVEGLIO DELLA CIVILTA’. Il riscatto della Natura”

Museo etnografico della Vallarsa
Con “IL RISVEGLIO DELLA CIVILTA’” l’artista propone una selezione di opere che raccontano l’evoluzione della sua personale ricerca espressiva e formale attraverso quella del contatto tra uomo e Natura, contatto sempre più intermittente a causa della nostra perdita di coscienza e della mancanza di rispetto per le nostre Origini, concetti che vanno recuperati come supposti cardine di tutte le civiltà. Ogni opera, dal bozzetto alla scultura ceramica fino alla sua valorizzazione fotografica, è quindi un omaggio alla Natura, uno spunto di riflessione sull’importanza di ristabilire la connessione con essa e con le leggi cosmiche che governano il Tutto per risvegliare la nostra Civiltà assopita.
La nostalgia per il passato perduto si manifesta nelle patine superficiali che rivelano l’approfondimento e la rivisitazione di materiali e metodi tradizionali reimpiegati per esprimere il logorio della materia dato dal trascorrere del tempo. Ripercorrendo a ritroso le tracce di un’umanità travagliata, tipica delle terre di confine, l’artista plasma delle opere, ceramiche e/o fotografiche, nelle quali gli oggetti “tornano” dal passato per prendere nuova vita, rivestendosi di nuovi significati simbolici.

 

 

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Mostra di Elisabetta Faccin

“LA TESTA TRA LE NUVOLE”

Stare con la testa tra le nuvole significa fantasticare, saper sognare e immaginare. Il rimescolamento delle masse d’aria che portano l’umidità della pianura a condensarsi a contatto con le fredde pareti dei monti dà una rigorosa spiegazione scientifica del perché da queste parti si sia abituati a portare ombrello e maglione; non spiega però il fascino di quell’andirivieni della luce, di quel leggero e veloce fluttuare delle nubi attorno alle cime, strana danza delle rocce con la materia effimera. Sedersi allora su una cresta erbosa in una giornata apparentemente grigia, portare appunto la testa tra le nuvole, può generare ogni volta un sogno diverso. Ciò che si rivela allo sguardo può sembrare un lembo di Paradiso o la soglia dell’Inferno. Ed è in questo senso che incamminarsi su un sentiero non significa più salire verso le cime, ma piuttosto elevarsi nella dimensione dei sogni. L’obiettivo non coglie paesaggi ma pensieri liberi, li fissa nell’esatto luogo e istante in cui nascono e li riporta quaggiù, a ricordarci che ogni uomo esiste per sognare.

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Mostra fotografica di Carla Dazzi.

“AFGHANISTAN PER DOVE…” 

Tante sono le storie viste e sentite durante i viaggi di Carla Dazzi nei campi profughi afghani, in Pakistan prima e in Afghanistan poi. Una voce le è rimasta nella mente e nel cuore: in un incontro a Farah, con un gruppo di maggiorenti locali, il capo villaggio nel congedarsi ha raccomandato: “parlate, parlate dell’Afghanistan,  perché solo così questo paese  continuerà a vivere”. La presente mostra vorrebbe rendere omaggio alla  parte di società civile afghana che purtroppo non ha voce nel nostro mondo. L’autrice vuole mettere in luce il coraggio e la determinazione delle attiviste nell’associazione  “Rawa”, che con instancabile dedizione e fiducia promuovono, a rischio della loro stessa vita, una battaglia politica per la difesa dei diritti delle donne e per la loro partecipazione  ad ogni sfera del vivere sociale in uno Stato laico e democratico, libero dall’integralismo religioso.

 

 

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“CONFINI E CONFLITTI: LA GUERRA E IL CONFINE DEL TAPPETO FIGURATO ORIENTALE

 a cura di Sergio Poggianella ed Elena Dai Prà.

Attingendo alla rara collezione della Fonazione Poggianella di duecento esemplari di tappeti figurati orientali, si è inteso allestire un percorso che fosse in grado di documentare le numerose varianti dei cosiddetti war rug, i tappeti di guerra afghani. Tra i loro soggetti, rappresentazioni geografiche del mondo e della regione afghana che vanno da veri e propri planisferi arricchiti dal catalogo delle bandiere degli Stati, alle carte politiche e tematiche, al paesaggio. Il confine è una convenzione che separa e divide, ma che allo stesso tempo istituisce appartenenza, che garantisce protezione; mentre la guerra, ogni guerra, profanando il confine, vìola le identità. «Confini e Conflitti. Visioni del potere nel tappeto figurato orientale» i confini vuole non profanarli ma attraversarli, varcarli per esplorare spazi e condividere culture.”

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IL CORPO DEL NEMICO. ESPOSIZIONE E RAPPRESENTAZIONE DAL BRIGANTAGGIO ALL’ISIS 

mostra documentaria prodotta da Tra le Rocce e il Cielo, a cura di Nicola Spagnolli Francesco Filippi. Tra il XIX e il XX secolo la fotografia ha raccontato molti eventi, anche di cruda violenza, ed è stata utilizzata come strumento di comunicazione politica e di arma di propaganda, influenzando anche la successiva memoria su quegli eventi.  Partendo dalla vicenda di Cesare Battisti, di cui ricorrono i 100 anni della morte, si opera una riflessione sull’utilizzo del corpo del nemico per fini propagandistici e di comunicazione politica. A cosa serve esporre il nemico? E a cosa serve esporne lo spoglie? Che ruolo ha l’immagine fotografica? Un’immagine non è mai neutra ma è un racconto che viene preso in carico e proseguito a seconda del tipo di osservatore. L’immagine allora non è di per sé memoria, ma strumento narrativo che genera memoria.

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Mostra fotografica di Giulio Malfer

“INDAGINI ALPINE”

Il senso tragico del tramonto culturale che negli anni Settanta calava sulle Alpi riuscì a esprimerlo, più di tutti, Nuto Revelli. I giovani valligiani abbandonavano la vita dei padri credendo alla promessa di un futuro migliore in fabbrica. Nelle vallate si apriva la grande ferita dello spopolamento, e la natura non più amministrata assediava borghi abitati ormai solo da anziani. La montagna moriva in silenzio, eppure la patina delle riviste di turismo continuò ad alimentare lo stereotipo del felice mondo alpestre: l’ebbrezza dello sci, l’incanto dei ghiacciai, lo sforzo delle scalate. Oggi le cose però stanno cambiando. La spinta centrifuga dalle montagne s’è fermata e stiamo assistendo, qua e là, a un timido dietrofront. Una nuova vita senza stereotipi, concreta. Così come la si può leggere negli sguardi colti dal fotografo Giulio Malfer. A quasi quarant’anni dalle interviste registrate da Nuto Revelli, Malfer ritorna sugli stessi territori d’indagine etnografica usando la fedeltà, imparziale e icastica, della macchina fotografica, realizzando una serie di reportage foto-giornalistici, nel tentativo di ribaltare quello stereotipo che, da una prospettiva urbana, ancora avvolge in gran parte il mondo alpino.

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